Grembiule da cucina cucito a mano con un sarong balinese contemporaneo a disegni neri su sfondo bianco.
Storia personale dell’oggetto
Il mio grembiule da azdora romagnola è in realtà un sarong balinese. O meglio, mio zio lo riportò da Bali a Cesena, e ci spiegò che laggiù lo usavano in diverse occasioni: come indumento da tutti i giorni, come vestito “da festa” o come veste per le cerimonie religiose.
All’epoca io avevo dieci anni e i racconti dello zio mi sembravano delle avventure favolose, quanto mi piaceva starlo ad ascoltare mentre parlava di quei luoghi dai nomi fantasiosi: Bali, Lombok, Sumatra,Giava, Sri Lanka, Nepal.
Ma torniamo al grembiule: per dieci anni venne dimenticato nell’ armadio di mia nonna, insieme a centinaia di migliaia di vecchi scampoli di stoffa che un giorno le sarebbero serviti per confezionare vestaglie, grembiuli, vestitini, tovaglie .
Nel frattempo io mi ero trasferita a Firenze, per frequentare l’Università, e vivevo ormai sola da un paio d’anni quando la nonna mi regalò il grembiule. Ne aveva cuciti due identici, uno per me e l’altro per lei, forse per sentirsi più vicina a me.
Il mio sarong da azdora è un oggetto dal potere fortemente evocativo, mi ricorda la mia infanzia, la mia terra, il riso col latte; ma anche le terre altre che ho visitato con lo zio ( il mio sogno di bambina ), i tanti sarong che ho visto e comprato e i pad thai che ho mangiato.
Il mio grembiule da azdora romagnola è in realtà un sarong balinese. O meglio, mio zio lo riportò da Bali a Cesena, e ci spiegò che laggiù lo usavano in diverse occasioni: come indumento da tutti i giorni, come vestito “da festa” o come veste per le cerimonie religiose.
All’epoca io avevo dieci anni e i racconti dello zio mi sembravano delle avventure favolose, quanto mi piaceva starlo ad ascoltare mentre parlava di quei luoghi dai nomi fantasiosi: Bali, Lombok, Sumatra,Giava, Sri Lanka, Nepal.
Ma torniamo al grembiule: per dieci anni venne dimenticato nell’ armadio di mia nonna, insieme a centinaia di migliaia di vecchi scampoli di stoffa che un giorno le sarebbero serviti per confezionare vestaglie, grembiuli, vestitini, tovaglie .
Nel frattempo io mi ero trasferita a Firenze, per frequentare l’Università, e vivevo ormai sola da un paio d’anni quando la nonna mi regalò il grembiule. Ne aveva cuciti due identici, uno per me e l’altro per lei, forse per sentirsi più vicina a me.
Il mio sarong da azdora è un oggetto dal potere fortemente evocativo, mi ricorda la mia infanzia, la mia terra, il riso col latte; ma anche le terre altre che ho visitato con lo zio ( il mio sogno di bambina ), i tanti sarong che ho visto e comprato e i pad thai che ho mangiato.
1 comment:
Trovo interessante il congiungersi e distanziarsi dell'uso fatto del sarong rispetto alla funzione originaria. Mi sembra metafora del costruttivo dialogo interculturale: assumere, rielaborare e ignorare quali re-azioni durante l'incontro con culture altre.
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