Thursday 6 November 2008

Giuseppe

SCHEDA DESCRITTIVA

( Relativa al manufatto in basso a sinistra della fotografia n° 1. )

Il materiale con cui è costruito il manufatto è la parte apicale di una palma da datteri;

Il taglio e la lavorazione sono stati effettuati tra il febbraio e l’aprile 1977 nel paese di Codrongianos, 15 km a sud di Sassari, Sardegna, per la Domenica delle Palme.

Il nome del manufatto, in Sardo è Sa pramma, la palma;

Misura complessiva della palma intrecciata:
· altezza cm 53;
· gambo nudo cm 6;
· numero totale delle figure: 12;
di cui:

1 ) Sa fozza, la foglia: totale 5 figure;
2 ) Sa murighessa, la mora: totale 4 figure;
3 ) S’iskala ‘e su sorighe, la scala del topo: totale 3 figure.
4 ) Gruppi di foglie sciolte tagliate a varie misure: 5 per il lato sinistro; 8 per il lato destro
fotografia numero 1.
Storia personale dell’oggetto

Il mio oggetto d’affezione è la mia memoria.
Indubbiamente individuale perché mia, ma anche collettiva perché parte della memoria della mia comunità. Individuale e soggettiva ma anche collettiva e condivisa, quindi.

Ma come fare per “portare” la memoria?
Come fare per riprodurre i ricordi?

Eppure, nel nostro lavoro, ci troviamo spesso a dover documentare i ricordi, la memoria di altre persone che ci parlano della loro vita, del passato, della loro esperienza…

Come si può rappresentare un colore; il colore di una sera o di una mattina dell’estate o dell’inverno; un odore di una certa zona di montagna o di mare? Come si può rappresentare “l’aria di casa mia”?

Anche i luoghi sono “Oggetti d’affezione”: una strada, una casa, una piazza o una via… Un punto panoramico e il suo panorama…

Il Tempo… Anche il Tempo è un “Oggetto d’affezione”; il Tempo con dentro tanti altri tempi: il tempo dell’infanzia, il tempo dell’adolescenza, delle scuole, del lavoro, della festa, del lutto…

E così mentre cerco, nel mio personale baule della memoria un oggetto d’affezione, l’Oggetto d’affezione, mi accorgo che è la mia stessa memoria l’oggetto d’affezione che contiene tutti gli altri oggetti.

E così da questo baule tiro fuori una sera di fine estate di molti anni fa ed un film visto quella sera… con i suoi odori, i suoi colori, il suo spazio e il suo tempo.

Tiro fuori un vecchio manufatto, una palma intrecciata per la Domenica delle Palme, che ha in se tutto: odori, colori, ricordi e memoria di un Tempo e di un Luogo.

Memoria e ricordo di più persone; individuale (perché mio, quindi soggettivo) e collettivo (perché anche di altri), materiale e immateriale allo stesso tempo.
Ipotesi di allestimento

L’oggetto, considerato nella sua valenza simbolica, è legato alla Settimana Santa e ai riti connessi; da questa considerazione si può partire per pensare un’ipotesi di allestimento che può vedere il manufatto inserito in una situazione pseudo religiosa, attuabile con la ricostruzione, reale o digitale di un ambiente chiesastico.
L’altro lato del significato lo vede protagonista della vita laica, in cui la comunità partecipa alla vita religiosa portando il suo contributo sotto forma di tecniche e conoscenze che producono un oggetto materiale denso di significati simbolici. In questa seconda ipotesi l’allestimento potrebbe simulare, o potrebbe essere, un laboratorio artigianale in cui l’oggetto stesso viene materialmente costruito e ri-costruito, portando in quest’ultimo caso, l’esposizione fuori dal contenitore (museo, mostra, o altro) e dentro i luoghi della comunità.

1 comment:

Anonymous said...

Sono d'accordo con Giuseppe, il vero oggetto d'affezione è la nostra memoria, nella quale sono depositate viste, sensazioni fisiche, emozioni. Anch'io ho avuto difficoltà a scegliere un oggetto materiale perché da tempo non amo collegare ricordi e oggetti, ma conservare solo i ricordi nella memoria. Temo che si possa cadere altrimenti nel feticismo, nella paura di perdere quello che è solo un volto visibile del vero oggetto d'affezione. Riconosco però che se si vuole condividere il patrimonio interiore si deve usare un linguaggio comune e gli oggetti materiali possono assumere questa valenza al pari delle parole e in congiunzione con esse, entrambi codici che traducono pur con limiti un messaggio altrimenti inesprimibile.