Oggetto: lampada “patchwork” ideata e costruita da mio nonno.
Età: vent’anni circa.
Ubicazione: biblioteca della casa di mio nonno, quartiere Pigneto, Roma.
Descrizione: la lampada è composta da un paralume (in cotone bianco con ricami floreali e legno lavorato a vapore) acquistato vent’anni fa al mercato di Porta Portese ed inserito su una base in ottone ricavata dal vecchio saliscendi di una lampada fine ‘800 assemblato con altri “materiali di risulta” in ottone. La lampada è appesa allo scaffale della libreria tramite un apposito gancio ideato lavorando della latta.
Storia personale dell’oggetto
Mio nonno costruì la lampada venti anni fa, quando si trasferì da Trastevere al Pigneto, e questa sua opera gli piacque così tanto che decise di esporla appendendola alla sua biblioteca.
Scelgo proprio questa lampada (tra l’altro non di mia proprietà) come oggetto d’affezione in primo luogo perché ogni volta che, andando a trovare i miei nonni, la guardavo non potevo fare a meno di ridere.
Ridevo perché la passione di mio nonno nel combinare parti di oggetti ormai inutilizzabili per ideare lampade (una volta ricordo che riuscì a ricavare un lume dalla gamba di una sedia rotta) spesso lo portava a dare alla luce oggetti che non rispondevano ai canoni del “buon gusto” così come possono essere appresi perlustrando i negozi di arredamento disseminati in tutta Italia. Questo aspetto ha sempre scatenato le ire di mia nonna e l’ilarità di tutti gli altri parenti.
Mio nonno dal canto suo è tutt’ora estremamente autoironico, ma al tempo stesso orgoglioso delle sue creazioni e, se debitamente interrogato, le espone come un artista contemporaneo potrebbe promuovere le sue opere.
Ora che abito a casa sua e la sua biblioteca è diventata la mia stanza guardo spesso la lampada e le risate si sono trasformate in un sorriso.
Sorrido perché mi sto affezionando a questo oggetto che illumina la scrivania sulla quale studio tutte le sere. Più lo guardo, più rifletto da un lato sulla frase di mio nonno: “Guarda che solo perché qualcosa è vecchio non vuol dire che sia da buttare, io sono vecchio eppure mica sono da buttare!”; dall’altro sulla post-modernità come coacervo di citazioni che può sembrare non c’entrino nulla l’una con l’altra, ma che sono comunque in grado di dar vita a qualcosa di funzionale e a modo suo bello.
Questa lampada è bella perché mi fa pensare metaforicamente e contemporaneamente al percorso di vita di mio nonno e al mio.
Età: vent’anni circa.
Ubicazione: biblioteca della casa di mio nonno, quartiere Pigneto, Roma.
Descrizione: la lampada è composta da un paralume (in cotone bianco con ricami floreali e legno lavorato a vapore) acquistato vent’anni fa al mercato di Porta Portese ed inserito su una base in ottone ricavata dal vecchio saliscendi di una lampada fine ‘800 assemblato con altri “materiali di risulta” in ottone. La lampada è appesa allo scaffale della libreria tramite un apposito gancio ideato lavorando della latta.
Storia personale dell’oggetto
Mio nonno costruì la lampada venti anni fa, quando si trasferì da Trastevere al Pigneto, e questa sua opera gli piacque così tanto che decise di esporla appendendola alla sua biblioteca.
Scelgo proprio questa lampada (tra l’altro non di mia proprietà) come oggetto d’affezione in primo luogo perché ogni volta che, andando a trovare i miei nonni, la guardavo non potevo fare a meno di ridere.
Ridevo perché la passione di mio nonno nel combinare parti di oggetti ormai inutilizzabili per ideare lampade (una volta ricordo che riuscì a ricavare un lume dalla gamba di una sedia rotta) spesso lo portava a dare alla luce oggetti che non rispondevano ai canoni del “buon gusto” così come possono essere appresi perlustrando i negozi di arredamento disseminati in tutta Italia. Questo aspetto ha sempre scatenato le ire di mia nonna e l’ilarità di tutti gli altri parenti.
Mio nonno dal canto suo è tutt’ora estremamente autoironico, ma al tempo stesso orgoglioso delle sue creazioni e, se debitamente interrogato, le espone come un artista contemporaneo potrebbe promuovere le sue opere.
Ora che abito a casa sua e la sua biblioteca è diventata la mia stanza guardo spesso la lampada e le risate si sono trasformate in un sorriso.
Sorrido perché mi sto affezionando a questo oggetto che illumina la scrivania sulla quale studio tutte le sere. Più lo guardo, più rifletto da un lato sulla frase di mio nonno: “Guarda che solo perché qualcosa è vecchio non vuol dire che sia da buttare, io sono vecchio eppure mica sono da buttare!”; dall’altro sulla post-modernità come coacervo di citazioni che può sembrare non c’entrino nulla l’una con l’altra, ma che sono comunque in grado di dar vita a qualcosa di funzionale e a modo suo bello.
Questa lampada è bella perché mi fa pensare metaforicamente e contemporaneamente al percorso di vita di mio nonno e al mio.
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